Shownet scrive a Mibact, Ministero del Lavoro e INPS
17 aprile 2020
ShowNet ha inviato lo scorso sabato 18 aprile 2020 una lettera aperta scritta dalle imprese della rete ShowNet per chiedere di rendere possibile l’accesso agli ammortizzatori sociali per lavoratori dipendenti anche ai lavoratori intermittenti dello spettacolo, attualmente esclusi. Per farlo, è sufficiente eliminare l’improvvido riferimento alla circolare INPS 47/2006 presente nella circolare INPS 41/2020.
Dopo le ultime dichiarazioni dei Ministri Franceschini e Catalfo, che il 15 aprile hanno annunciato che saranno tutelati tutti i lavoratori dello spettacolo, ShowNet chiede di garantire una continuità di reddito anche ai lavoratori intermittenti dello spettacolo e fino alla fine dell’emergenza.
Qui sotto riportiamo integralmente la lettera aperta inviata ai Ministri Nunzia Catalfo e Dario Franceschini e per conoscenza al Presidente dell’INPS Pasquale Tridico e al Direttore dell’INPS Gabriella Di Michele.
Oggetto: Misure di sostegno al reddito per intermittenti: la beffa dell’obbligo delle chiamate preventive da annullare
Gentile Ministra Catalfo
Egregio Ministro Franceschini
Egregio Presidente Pasquale Tridico
Gentile Direttore Gabriella Di Michele
Abbiamo accolto con favore le dichiarazioni espresse sia nell’audizione del 14 aprile dal Ministro Franceschini, in cui viene confermato diritto all’assegno dei 600 euro agli intermittenti dello spettacolo (art. 38 DL 18/20), così come la risposta del Ministero del Lavoro all’interrogazione parlamentare del 15 aprile in cui si esprime l’impegno di dare agli intermittenti adeguata misura di sostegno al reddito.
È un riconoscimento importante per il settore, mai avvenuto prima: è senz’altro un buon segno in vista della tanto attesa riforma del sistema per lavoratrici e lavoratori dello spettacolo.
Questo impegno rappresenta la giusta risposta alla mancanza di lavoro di tecnici e artisti professionisti, avendo questi sempre pagato contributi INPS-pals, anche con trattenuta FIS in busta paga: l’erogazione dell’assegno una tantum per i mesi di marzo e aprile sono senza dubbio una misura provvidenziale per i lavoratori e le loro famiglie, ma deve essere intesa come misura d’urgenza in attesa del legittimo accesso per i mesi futuri agli ammortizzatori sociali previsti dal Jobs Act, così come spettanti a tutti i lavoratori che con la loro professione contribuiscono alla crescita economica e sociale del Paese, oltre che alla costruzione dello stato sociale italiano.
Ci troviamo ancora a insistere sul diritto alla Cassa Integrazione perché nonostante tutte le Regioni – nel rispetto della volontà espressa dal governo di non escludere nessuno – abbiano deliberato di concedere la Cassa Integrazione in Deroga agli intermittenti in base allo storico delle giornate lavorate nei 12 mesi precedenti, l’INPS con la Circolare applicativa INPS 47 del 28/3/2020 ha subordinato l’erogazione alla Cassa Integrazione in Deroga alla effettuazione di preventiva chiamata al lavoro per ogni giornata persa da indennizzare (circolare INPS 41/2006 p. 4-5; Circolare MIn. Lav. 20/2012).
Questa previsione non rappresenta solo un illogico appesantimento burocratico, sorpassato dalla esigenza di assicurare le indennità promesse per Coronavirus, ma un beffa per i lavoratori che per legge (DPCM 23/2/2020) dal 23 febbraio non possono più avere chiamate al lavoro, ma per avere indennità di cassa (circolare INPS 41/2006) devono dimostrare di avere avuto chiamate dopo il 23 febbraio!
Come possono dimostrare di avere avuto chiamate al lavoro se per legge non possono ricevere chiamate?
Si consideri anche che in base ad altra legge (D.lgs. 81/2015) nessun lavoratore può essere chiamato per più di 30 giorni: è impossibile quindi anche per gli ingaggi precedenti al 23 febbraio ottenere le 9 settimane di Cassa in deroga previste dal DL 18/2020 e dalle Regioni.
I lavoratori intermittenti chiedono quindi che vengano rispettate le promesse del Governo e che venga corretta la circolare 47/2020 dell’INPS prevedendo esplicitamente l’accesso alla Cassa in deroga, o ad altra misura analoga adeguata alla peculiarità del settore, in base alle retribuzioni medie dei 12 mesi precedenti, senza costringere i datori di lavoro a comunicare per poi cancellare improbabili chiamate.
Se lo Stato non saprà dare una risposta adeguata, congrua e capace di garantire fino alle fine del periodo di emergenza una continuità di reddito anche ai lavoratori con contratto intermittente nello spettacolo, assisteremo all’inevitabile dispersione di professionalità dello spettacolo, oltre che a una progressiva sfiducia nello Stato seguita da inesorabile incremento del lavoro sommerso.
Lettera condivisa e firmata da:
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