I lavoratori intermittenti dello spettacolo sono gli unici che non hanno accesso a nessuna delle indennità previste nel Decreto Cura Italia, anche se hanno sempre pagato contributi e tasse.
Appello per i lavoratori intermittenti dello spettacolo
Dobbiamo denunciare che nelle misure del Decreto Cura Italia gli intermittenti dello spettacolo risultano gli unici lavoratori senza nessuna indennità, sia per quanto riguarda integrazione al reddito per il periodo di non lavoro per il Covid-19 sia per l’ottenimento dell’indennità di malattia: avendo un contratto di lavoro in essere non possono accedere all’assegno di 600€, non possono accedere all’assegno di disoccupazione, e se non sono in chiamata non possono avere indennità se si ammalano o sono in quarantena, e nemmeno cassa integrazione se non liberamente deciso da singole Regioni attente e virtuose.
Parliamo di professionisti che vivono di questo lavoro ma non sono assunti dai grandi teatri. Professionisti che tutti i mesi versano contributi per Integrazione al reddito FIS ma non potranno accedervi. Parliamo di tutti i tecnici dello spettacolo, di orchestrali, di attori, di musicisti, di ballerini, di artisti di strada, di fonici: si tratta di oltre 200.000 lavoratori che sono oggi in un limbo contrattuale, senza nessuna protezione, beffati proprio dalle regole pensate per proteggerli!
Per sanare questa incredibile dimenticanza siamo ancora in tempo per chiedere che sia garantita ai professionisti intermittenti dello spettacolo l’accesso alla Cassa In Deroga, calcolata in base allo storico del loro lavoro degli ultimi 12 mesi.
Poiché l’impegno dichiarato dal Governo è quello di non escludere nessuno, dobbiamo insistere perché venga emendato l’art. 22 del D.L. 18/2020 – che assegna alle Regioni il compito di gestire i fondi della Cassa Integrazione in deroga – includendo chiaramente l’accesso ai lavoratori intermittenti, con importo calcolato in base alla media delle retribuzioni dei 12 mesi precedenti. In particolare, con riferimento all’art. 22 del D.L. Cura Italia chiediamo che dopo il comma 2 venga inserita questa previsione:
“I lavoratori intermittenti accedono alla cassa in deroga sulla base della media delle giornate lavorate negli ultimi 12 mesi.”
Allo stesso modo dobbiamo insistere perché anche l’INPS preveda nelle linee guida di imminente emanazione il calcolo della Cassa in Deroga agli intermittenti in base allo storico dei 12 mesi precedenti.
Chiediamo, infine, che l’indennità di malattia e quarantena prevista all’art. 26 comma 1 del Decreto sia riconosciuta ai lavoratori dello spettacolo come ai lavoratori degli altri settori, senza l’incredibile e ingiustificato requisito delle 100 giornate di contribuzione dal 1° gennaio dell’anno precedente.
Abbiamo già inviato queste richieste ai Ministri Dario Franceschini, Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli e al Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, insieme all’elenco dei sostenitori e al link della petizione, per questo vi invitiamo a continuare a firmare e far girare la petizione per ottenere che la nostra voce sia ascoltata anche su queste ultime questioni.
Le misure a favore dei lavoratori dello spettacolo ottenute fin ora
Possiamo dire che una buona parte delle richieste che abbiamo fatto sono state recepite nel Decreto, grazie anche alle oltre 40.000 firme dell’appello per sostenere i lavoratori dello spettacolo nell’emergenza, alle oltre 160 imprese del settore che lo sostengono e alla condivisione di molte delle richieste fatte in appelli di sindacati, parlamentari, associazioni di categoria e artisti.
Dal primo decreto dello scorso 2 marzo, in cui la parola “spettacolo” non compariva nemmeno una volta ad oggi, possiamo evidenziare con soddisfazione che non si è mai vista tanta attenzione e sostegno per i lavoratori e le imprese dello spettacolo così come si vede oggi nel Decreto Cura Italia, che per il settore ha disposto crediti di imposta, proroga di versamenti per tutte le organizzazioni dello spettacolo, un assegno di 600 € netti al mese per lavoratori ex-Enpals, un importante sostegno al terzo settore, allargamento del FUS.
In particolare, il primo risultato che abbiamo ottenuto nel recente decreto è stato l’inclusione delle attività del settore spettacolo nelle proroghe di versamenti e contributi. Come le imprese del settore turismo (le sole ad avere la proroga nella prima stesura), con il nuovo D.L. anche tutte le imprese dello spettacolo hanno potuto prorogare tutti i versamenti fino al 30 maggio. Questo è un risparmio importante perché permette di liberare liquidità che si trasformano in anticipi e stipendi per i lavoratori nonostante non ci siano incassi.
Il decreto Cura Italia ha, inoltre, incluso nell’art. 38 i lavoratori dello spettacolo senza un rapporto di lavoro dipendente al 23 febbraio tra i soggetti che potranno avere accesso all’assegno di 600 € netti (che corrispondono quindi a quasi 1.000 € lordi), con solo criterio quello di aver almeno 30 giorni di contributi in gestione Inps ex-Enpals nel 2019 per meno di 50.000 euro.
Infine, all’art. 89 è stato istituito un Fondo emergenze spettacolo, cinema e audiovisivo che prevede lo stanziamento di 130 milioni che saranno ulteriori risorse che andranno a sostegno del primo settore che è stato duramente colpito dall’emergenza Covid-19.
Si tratta di risultati importanti, senz’altro non sufficienti, ma che segnano un evidente cambiamento di attenzione nei confronti del settore.